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.4Ecco, signor, che Marte il ferro stringee fremer s ode da la sfera quinta;l ira, ch in grembo a Venere avea estinta,raccende, e tutto a farvi onor s accinge.8Non potrà la nodosa e ria podagraincatenarve il piè, che lento paia,ove s attende il vostro alto valore.11Ché né la terra che, fumando, flagra,né l acque salutifere di Baiavi saneran, come il desio d onore.14SONETTO CLXVIIIAllo stesso:perché il p.in abito di duolo sia lieto,e in quello di letizia si tristeSignor, del cui veder l alta vertudepassa nei petti, non pur giunge al volto,talché l uscio del cor, ch è sí sepolto,innanti al real guardo in van si chiude, 4bench ogni alto secreto a voi si snude,è forse agli altri il gran misterio occolto:perché sia il vestir mio sí vago e colto,e fu l altr ier sí luttuoso e rude? 8Visse l anima mia sicura e lieta,209Letteratura italiana Einaudi Luigi Tansillo - Il canzonierementre il corpo ne gía vestito a duolo,con l abito ingannando l altrui vista.11Or, ch a fregi ne vo d oro e di seta,non è, credo, dal freddo al caldo polomente più de la mia timida e trista! 14SONETTO CLXIXAl medesimo:dopo i tumulti napoletani per l introduzionedell Inquisizione spagnuolaNon creda il mondo ch io descriva e cantil armate schiere al valor vostro infeste,e le battaglie all altre eguai, ch in questecampagne fêr col ciel l empi giganti.4Dirò ben gli atti illustri ed alti e santi,ch al tempo avverso sí secur voi feste,quando maggior fremean l alte tempeste,ond io cader tanti ne vidi e tanti.8E giurerò ch a mill assalti suoiprocella popolar mai non vi mosse,sí che turbasse l alta maiestade.11Né il giusto sdegno e la giust ira in voicrebber mai sí, che via maggior non fosse,vêr Napoli e l amore e la pietade.14SONETTO CLXXAllo stesso:nella medesima occasioneO del mio basso stil alto soggetto,e di virtude esempio al secol nostro,al qual avete con alte opre mÓstrociò che, de gli altri, ne le carte ha letto, 4non altrui odio, amor, téma o rispetto,(sproni e fren de le lingue e dell inchiostro)210Letteratura italiana Einaudi Luigi Tansillo - Il canzonierem han ritardato, ch io del valor vostro(come solea) non abbia scritto o detto.8Al tempo rio (che piè da voi non parto)io tacqui, intento solo a render pregnadel seme de bei gesti la memoria.11Quando tempo serà che nobil parto,col favor de le stelle, a luce vegna,partorendo a voi lode ed a me gloria? 14SONETTO CLXXIAl medesimo:raccomandandogli Napoli, seconda patria suaOr non è questo il mar e questo il lido,che m han tenuto quindeci anni in seno?Non è questo quel cielo e quel terreno,ch a me fur cari sovra al patrio nido? 4Qui fu la Cipri mia, qui la mia Gnido,dove m arrise Amor sempre sereno,che di lodar mai non mi parve a pieno,benché n alzassi al ciel la fama e il grido.8Qui spuntâr le mie guance i primi fiori,qui vestî  l ferro, e qua de l onde i presila real verga e l onorata insegna.11Qui, d altrui spoglie e qui de proprii onoriricco ed adorno, talor d alto scesi.Questo in mente, signor, prego, vi vegna! 14SONETTO CLXXIIPer lo stesso:invita Napoli a ritornar, pentita, al Viceré,che l ha tanto abbellita!Partenope gentil, squarcia la benda,ch a tuoi begli occhi il buon camin contese,e torn al tuo signor, che sí cortese211Letteratura italiana Einaudi Luigi Tansillo - Il canzonierepar che ti chiami ognor, preghi ed attenda.4Il furor vinto a le sue man si renda,come rendute fur l arme mal prese,non ti sgomentin le passate offese,ch al modo usato, cara, or non ti prenda.8Mira tant opre belle, che son parti,da l amor suo produtti, e son già tali,che sovr ogni altra al mondo fan lodarti.11Puoi creder tu che quelle man reali,che poser tanto studio in adornarti,possin divenir vaghe de tui mali? 14SONETTO CLXXIIIAl medesimo:son sei mesi che il p.non gl invia più versi per la ribellionede Napoletani contro di luiLa vaga e bella figlia di Latonasei volte è spenta ed altrettante nata,e questa lingua e questa man sacrataa voi, signor, non scrive né ragiona.4Mentre il giusto furor fulmina e tuonaverso la turba, al vostro merto ingrata,l una di ferro e l altra d ira armata,non pon trattar di Pindo o d Elicona.8Or ch il fiero rimbombo più non s ode,e, mal grado de petti empî ed avversi,tranquilla pace ogn uom, che vuol, si gode, 11ritorno a vergar carte, a cantar versi;e spero ch entro al suon di vostre lodenon avrà uom, che trovi, onde dolersi [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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